Per far conoscere al pubblico l’attività e la storia del Grop, diamo dunque qui spazio alle parole di Fabio de la Menina in un suo scritto di qualche anno fa.
Dalle sue parole scritte di getto, traspare tutta la spontaneità della gente che racconta la gente…, una descrizione delle cose come le vedeva e le viveva in un’atmosfera tuttora intrisa di attesa, di novità, di tradizione che vuole e sa rinnovarsi, proprio come i nastri colorati del cappello e del bastone del Bufon e del Laché.
Tanti anni fa, ...
La gente di Alba e Penia ha sempre avuto una grande passione per le proprie maschere e così, per tradizione, ha sempre cercato di avere un bel gruppo di commedianti che portassero avanti la radicata tradizione delle mascherèdes.
Tanti anni fa, el bufon, el laché e i marascons e i commedianti si trovavano presso qualche stube o qualche osteria per esibirsi in quello che è il carnevale fassano. Non sempre però, erano capaci di andare d’accordo e talvolta non si riusciva neppure a fare una rappresentazione.
Verso il 1968/69 un gruppo di volontari attori, se così si possono chiamare, e fra questi: Fabio de la Menina, Giulio, Ezio e Paul de Pilon, Gigio de Zeli, Guido de Ricardo, Tita de Poldo, Romano de la Menina, Gianfranco de Janàt, Giovani de la Zoch, Adolfo de la Lis, si sono messi d’accordo per rifondare il nuovo gruppo de la mescres de Dèlba e Penia .
Le prime mascherate venivano fatte in lingua italiana perché non vi erano dei testi scritti in fassano o ladino a parte qualche scritto di Hugo de Rossi di Soraga.
Le prove venivano fatte presso la canonica di Alba e le mascherate presso qualche bar o ostaria che ci permettevano di esibirci... Per la maggior parte si era ospitati presso la ostaria el Miramonti di Alba e l’ostaria Vernel a Penia.
Verso il 1979/80 si iniziò a fare le mascherate presso la vecchia scuola di Penia, e da ora in avanti si poterono rappresentare le mascherate in lingua fassana. Mascherate che venivano scritte da quel grande poeta e scrittore ladino che era Simone Soraperra de Giulio.
Dal 1988, dopo che Simon de Giulio era deceduto, le mascherate in lingua fassana vengono scritte da Fabio de la Menina di Alba. Dunque dal 1979 il carnevale fassano rivive nella pienezza delle sue tradizioni tutti gli usi e costumi del sapore antico come si usava secoli prima negli ultimi paesi della nostra bella Valle di Fassa.
Si inizia il giorno 20 gennaio, sagra di S. Sebastiano a Penia. El bufon e el laché, subito dopo pranzo, fanno il giro dei paesi di Alba e Penia sempre di corsa, per avvisare di casa in casa che la sera presso le scuole vecchie di Penia ci sarà la rappresentazione della tanto aspettata mascherata con le relative maschere tradizionali fassane ed una buona dose di allegria con musica.
I commedianti, i marascons, e i suonatori di fisarmonica si trovano presso la stube di Mario de la Nonòtes, adiacente la piazza di Penia, e aspettano che ritornino el bufon e el laché. Quando tutti sono pronti, con una bella sfilata, con davanti i suonatori, fanno la giostra, il giro della vecchia fontana in piazza per poi dirigersi alla scuola dove verrà dato inizio al carnevale fassano...
Il primo ad entrare è il laché che deve presentare tutto il gruppo in quanto egli è l’ambasciatore e anche il responsabile di commedianti e maschere nonché dei suonatori. Segue subito dopo la presentazione del laché, la comica entrata del bufon. Esso rappresenta tutto il lato comico del carnevale fassano in quanto ha il permesso di prendere in giro la gente anche talvolta con espressioni un po’ offensive; decantando con comiche rime e versi pregi e difetti della persona prescelta. Finita l’esibizione del bufon entrano in scena i marascons: sono delle maschere simboliche, con tre o quattro cinture di campanacci attorno alla vita, che stanno a rappresentare il legame della gente contadina della Valle di Fassa, con gli animali domestici, in primo luogo le mucche, coadiutrici nel lavoro, e di grande sostentamento alimentare come i derivati dal latte e la carne. Sicuramente i marascons fanno la loro bella figura in quanto fanno la loro apparizione saltellando e ritmando il tempo con i loro campanacci. Finita l’esibizione delle maschere ha inizio la mascherata; di solito una farsa in cui si risalta l’entità ladino-fassana nei confronti della gente venuta da fuori, confinanti e non. Per finire il tutto ecco un nuovo rientro del bufon, cui seguono i marascons ed infine il laché che chiede umilmente perdono se vi sono stati degli errori ma in principal modo chiede di metter manoal portafoglio lasciando intendere che senza ricompensa nessuno, al giorno d’oggi, fa più nulla. Ora è la volta dei suonatori che con le loro fisarmoniche protraggono la serata fra danze e balli anche fino alla mattina presto.
Bisogna dire che alcuni di coloro che sono stati i rifondatori del Grop de la Mescres de Delba e Penia fanno ancora parte attivamente del gruppo. Il primo ideatore è stato sicuramente Fabio de la Menina aiutato da tutti gli altri; ma subito si è deciso di mettere a capo del gruppo un Presidente votato fra tutti i componenti e la scelta è sempre caduta alternativamente fra Ezio de Pilon e Diego de Stochier, segno questo che il gruppo va molto d’accordo e che la direzione è condotta come si addice ad un gruppo di tradizione fassana e ladina.
Vogliamo ancora ricordare tutti coloro che hanno fatto parte del Gruppo negli anni passati e che hanno dato un pregevole contributo a tenere vive le tradizioni del carnevale e delle maschere fassane di Alba e Penia. Ancora a tutt’oggi il Gruppo cerca di mantenere salde queste tradizioni perché i giovani che vorranno seguirle non le lascino morire o perdersi col passare di questi tempi moderni.
Fabio de la Menina